1. Civil war

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    Di A. Garland
    Con K. Dunst, W. Moura
    USA 2024, 01 distribution



    Un anno dopo il reale assalto a Capitol Hill Alex Garland inizia le riprese di Civil war, un film ambientato in un futuro prossimo che descrive una nuova guerra civile statunitense con il Presidente ormai assediato nella Casa Bianca a Washington.

    Nelle sembianze di un'opera bellica si nasconde un film politico capace di stuzzicare un nervo vivo della società odierna: il continuo dividersi in fazioni nette e contrapposte sempre meno capaci di mediare.

    Garland crede nella forza delle immagini più che nelle parole sin dalla scena iniziale (serve a qualcosa il discorso fuori fuoco del Presidente)? Non si avvale di parole fuori campo o lunghi monologhi per mostrare l'orrore di quella che potrebbe essere una guerra fratricida: gli bastano scene intense e realistiche (l'incontro con i soldati e le loro fosse comuni funziona). Poca retorica, azione funzionale alla trama sono pregi non da poco.

    Certo poi l'opera tende a perdersi nella fase finale dove tutto diventa più confuso. Qui si procede per accumulo più che per reale convinzione, si perdono i personaggi (a proposito Kirsten Dunst si conferma comunque una delle attrici più sottovalutate della sua generazione) e si arriva al finale scontato.

    Civil war resta comunque un film da vedere. A metà strada tra l'impegno e l'azione, capace di raccontarci un futuro non troppo improbabile. Pura anima yankee dipinta da un regista inglese.

    Voto: 7+

    #civilwar
    Last Post by dedo79 il 2 May 2024
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  2. Gloria!

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    Di M. Vicario
    Con G. Bellagio. C. Gamba
    ITA 2024, 01 distribution



    Non poteva che essere il film di una cantautrice questo Gloria! esordio cinematografico di Margherita Vicario, figlia d'arte e affermata cantautrice italiana classe 1988.

    La neoregista costruisce Gloria! sui suoni. Ogni gesto produce un rumore che con la dovuta ritmica diventa musica (in alcuni passaggi questa tecnica ricorda quella di Lars Von Trier in Dancer in the dark) fino all'inserire in modo più sfacciato e diretto delle canzoni vere e proprie. Poco a poco l'opera si trasforma da film in costume a musical.

    Questo stile conferisce a Gloria! vitalità e ritmo, caratteristiche effettivamente spesso troppo lontane dal cinema nostrano. La regia della Vicario non rinuncia ad accompagnarci nei meandri di una cantina dove solo la musica di un pianoforte ritrovato dona speranze alle orfane protagoniste. Storicamente non ineccepibile e trama che assomiglia più ad una fiaba piuttosto che a un documentario, Gloria! paga un revisionismo femminista oggi troppo modaiolo. Sembra che dopo C'è ancora domani della Cortellesi, la carta per avvicinare il pubblico al grande schermo sia quella del femminismo, purtroppo, semplicistico. E dire che la sceneggiatura sembra ispirarsi ad un romanzo rigoroso come Stabat Mater di Tiziano Scarpa.

    Interessante il cast corale femminile che non si risparmia e ha la facce giuste che risultano credibili. Coraggio nei ruoli maschili con Paolo Rossi e Elio che disegnano personaggi seri.

    Passato in concorso all'ultimo Festival di Berlino Gloria! è un esordio che sebbene non convinca, sopratutto a causa della sceneggiatura e di un finale davvero posticcio, lascia ben sperare perché la Vicario sembra avere comunque una visione di cinema più moderna e viva della media. Vedremo.

    Voto: 6+

    #gloria!
    Last Post by dedo79 il 21 April 2024
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  3. Tatami

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    Di G.Nattiv, Z. A. Ebrahimi
    Con A. Mandi, Z. A. Ebrahimi
    USA 2023, Bim distribuzione



    Quanto è avvincente Tatami! Tralasciando il sottotitolo posticcio delle distribuzione italiana, che cerca di sfruttare l'onda al femminile di C'è ancora domani, Tatami è un film su uno sport, il Judo, poco conosciuto in Italia, ma che i due registi sanno rendere avvincente. In realtà che la protagonista sia una donna è poco importante: la storia si ispira ad accadimenti che hanno visto protagonisti sia uomini che donne in diverse competizioni sportive.

    Si racconta una giornata intera in cui si svolge il torneo mondiale di Judo, condensata in quasi due ore di film da due registi che non hanno paura di utilizzare tutti i cliché del film sportivo (le difficoltà iniziali di peso, la sconfitta quasi certa prima del passaggio del turno...) per costruire un crescendo di incertezza e tensione.

    L'incertezza cresce con l'inserimento dell'affaire politico. Con sapienza i registi stringono la morsa attorno alla protagonista e il rischio di soffocamento sul Tatami diventa un rischio di mancanza d'aria per la tensione. Per lo spettatore diventa difficile restare fermo sulla poltrona grazie ad una sceneggiatura via via più avvincente. Per questo si può perdonare qualche semplificazione.

    Poco importa il lato politico politico della produzione (direzione a due mani israeliano/iraniana), se non per rendere più credibile una storia che agli occhi di un occidentale ha dell'assurdo, ma che ben dipinge la follia dei governi teocratici, alla faccia di un decuberteniano 'l'importante è partecipare'.

    Ottima regia, più che buona sceneggiatura, due protagoniste che mettono l'anima (non a caso una delle due è la coregista) e un velo che cade come segno di speranza. Da vedere.

    Voto: 7 1/2
    #tatami

    Last Post by dedo79 il 12 April 2024
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  4. Priscilla

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    Di S. Coppola
    Con C. Spaeny, J. Elordi
    USA 2023, Vision distribution



    Ecco a voi l'anti-Elvis di Buz Luhrmann. Certo sin dal titolo ne è il film speculare, ma Priscilla è l'altra faccia della medaglia non solo per la scelta della protagonista e per il suo punto di vista, ma anche per l'impronta registica di Sophia Coppola.

    Chi conosce il cinema e le tematiche della regista non resterà stupito da come Sophia Coppola maneggia la materia Elvis/Priscilla. A lei interessa il fatto che Priscilla fosse un'adolescente al momento dell'incontro con Elvis così da poter affrontare il periodo della vita che più l'affascinana.

    Priscilla come già Maria Antonietta diventa una regina in una gabbia d'oro. È una ragazzina che si ritrova in un mondo che non conosce e che poco per volta si rende conto di non volere. La normalità non le può più appartenere e la noia fa sempre più capolino nella sua vita dove non può neppure scegliere il colore del suo vestito.

    La regista si avvale di inquadrature strette, mette spesso in un angolo la sua protagonista e rallenta il montaggio. La fotografia su toni scuri non fa che demitizzare ulteriormente i protagonisti in una sorta di incubo del nulla.

    Passato in concorso a Venezia dove la protagonista ha vinto, un po' a sorpresa, la Coppa Volpi per la miglior attrice Priscilla è un'opera che rispecchia appieno la poetica della sua regista che può piacere (a molti) o risultare un po' piatta, come al sottoscritto.

    Voto: 6
    #priscilla

    https://cineriflessi.blogfree.net/?t=5701773
    Last Post by dedo79 il 6 April 2024
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  5. Dune - Parte due

    Tags
    Cinema americano
    Warner bros
    By dedo79 il 31 Mar. 2024
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    Di D. Villeneuve
    Con T. Chalamet, Zendaya
    USA 2023, Warner bros



    Cerchiamo di essere sinceri ed obiettivi: Dune parte uno doveva gran parte del suo successo alla capacità di Villeneuve di creare mondi ed atmosfere. Era un'esperienza unica e lontana dalle principali cose viste sui grandi schermi negli ultimi anni. Per forza di cose nella parte due l'effetto sorpresa/novità si perde: il resto galleggia da solo?

    Passando dalla contemplazione all'azione qualcosa si perde, soprattutto perché la trama non si sottrae a nessun archetipo del genere fantascientifico, senza scordare elementi shakespeariani. A tutto questo si aggiungono rimandi messianici che appesantiscono il tutto.

    Villeneuve però non si accontenta del mostrare i soldi forniti ad una megaproduzione, ma cerca strade e stili inusuali. Riesce ancora a stupire e convincere con la riuscita sequenza di presentazione di Feyd-Rautha nello stadio. Completamente girata in un freddissimo bianco e nero tanto straniante e claustrofobico quanto coinvolgente è un tocco d'autore notevole in un blockbuster del genere. L'uso del contrasto poi è sorprendente.

    Per il resto il mondo di Dune funziona e la sceneggiatura sembra voler rimandare costantemente alla contemporaneità politica del pianeta Terra. Sarebbe un ossimoro considerare Dune parte due un blockbuster pauperista? Oppure un inno ecologista ai popoli che sanno rispettare la natura del pianeta che li ospita?

    Detto in poche parole è un film da vedere, se possibile dopo un ripasso della parte uno perché, nelle quasi sei ore dell'opera completa, non c'è spazio per ripassi e ripetizioni. Nel suo complesso un'opera monumentale che resterà nella storia cinema.

    Voto: 7
    #dunepartedue


    https://cineriflessi.blogfree.net/?t=6305897

    https://cineriflessi.blogfree.net/?t=5718704
    Last Post by dedo79 il 31 Mar. 2024
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  6. May December

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    Di T. Haynes
    Con N. Portman, J. Moore
    USA 2023, Lucky Red



    Gli amori dei film di Haynes sono sempre scabrosi e osteggiati come quelli dei bellissimi Lontano dal Paradiso e Carol. Non fa eccezione quello di May December tra una donna di 36 anni e un ragazzino di 13, eppure questo rapporto così inaccettabile porta a dei figli e a un matrimonio.

    Haynes, come già in Lontano dal Paradiso riproduce le immagini e le riprese al periodo storico in cui si svolgono gli eventi. May December proietta sugli schermi la sgranatura delle pellicole di fine millenio e ammanta con una calda fotografia coinvolgente.

    L'asso nella manica della pellicola però è il continuo equilibrio che riesce a tenere tra melò e thriller. La cornice della trama rappresentata dall'attrice che riporta in vita la protagonista da giovane permette di creare un gioco di rimandi, di specchi, anche reali, e di ridondanze che soffocano il coprotagonista maschile, alla ricerca della sua crescita personale, ancora racchiuso in un bozzolo.

    Ottimo il cast guidato da una Natalie Portman che si annulla scena dopo scena scomparendo in Julianne Moore a cui sono lasciate le scene clou. La vera sorpresa arriva però da Charles Melton che con i soli sguardi riesce a raccontare il mondo interiore soffocato di un uomo.

    Passato a Cannes senza troppi clamori arriva sui nostri schermi e stupisce sin dalle prime scene. Con strizzate d'occhio a De Palma e un gioco di ridondanze esplicitate nella scena finale Haynes in realtà ci regala un film ipnotico da godersi fino all'ultima scena.

    Voto: 7 1/2
    #maydecember
    Last Post by dedo79 il 24 Mar. 2024
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  7. La sala professori

    Tags
    Cinema tedesco
    Lucky red
    By dedo79 il 14 Mar. 2024
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    locandina-la-sala-professori

    Di I. Catak
    Con L. Benesch, M. Klammer
    GER 2023, Lucky Red



    Arriva dalla Germania una delle prime sorprese cinematografiche dell'anno. È di un regista ancora poco affermato a livello internazionale, tanto da essere inserito in una sezione collaterale anche al Festival di Berlino, La sala professori, piccola perla arrivata col passaparola alla nomination all'Oscar come miglior film internazionale.

    L'opera è costruita come un complesso ingranaggio morale in cui le azioni costruiscono scena dopo scena una ragnatela da cui è sempre più difficile districarsi. Non raggiunge il livello del piccolo gioiellino sloveno Class enemy, che se vi capita tra le mani dovete vedere assolutamente, di cui ne condivide la tematica scolastica e lo sviluppo, e qualche passaggio della sceneggiatura risulta forzato, ma l'impianto di base funziona.

    La regia sempre addosso alla protagonista acuisce il senso claustrofobico della sceneggiatura e riesce a non lasciare respiro né allo spettatore né al personaggio. Le stanze della scuola diventano veri coprotagonisti in cui tutti si dibattono, senza voler ascoltare le ragioni degli altri.

    Notevole Leonie Benesch che sul suo viso angelico riesce a far trasparire i dubbi e le contraddizioni di una situazione intricata che il suo personaggio cerca di risolvere, ma che sembra senza via di uscita. Un urlo liberatorio non basta a rimettere le cose a posto.

    Sulla falsa riga di Un eroe di Farhadi, La sala professori si trasforma poco per volta in un thriller della vita moderna (non nasconde neppure il tema degli immigrati e dell'integrazione) , il racconto di quanto possa essere difficile il voler restare onesti. Piccola sorpresa da vedere in sala per porsi qualche domanda.

    Voto: 7+
    #lasalaprofessori
    Last Post by dedo79 il 14 Mar. 2024
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  8. Estranei

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    Di A. Haigh
    Con A. Scott, P. Mescal
    GBR 2024, Lucky Red



    Ė un oggetto strano questo Estranei di Andrew Haigh. Un'opera che non ha paura di parlare di dolore, di solitudine e di incomprensione è molto rara soprattutto se non si cerca la lacrima a tutti i costi e ad ogni scena, ma si ha la forza di costruirla con la sceneggiatura poco per volta in un crescendo di emozioni.

    Parte come un thriller dell'anima con la paura della solitudine a fare da apripista. La solitudine moderna delle metropoli e dei palazzoni. Quella che attanaglia e porta alla depressione e alla tristezza.

    Poi iniza un racconto queer che viaggia tra passato e presente, tra silenzi e prese di coscienza in ambientazioni vintage. Un nuovo thriller in cui è l'accettazione e la ricerca di conferme a farla da protagonista. Solo a questo puntoscopre le carte fantasy e prende le distanze dal realismo e confonde le acque.

    Alla fine il tutto resta molto impalpabile e rarefatto. La trama spiccia si riduce in pratica a due scene e passato l'abbaglio della scena finale e quello della musica avvolgente resta poco.

    Restano due interpretazioni strepitose a partire dal protagonista, Andrew Scott, che regala al suo personaggio un cuore e anima. Paul Mescal, invece riesce a tratteggiare il personaggio più provocante, la fantasia, lo spettro senza strafare. Tutto questo non basta a fare un film memorabile, ma un film da vedere in cui perdersi per un po' di tempo, perché per apprezzarlo bisogna lasciarsi andare.

    Voto: 7-
    #estranei
    Last Post by dedo79 il 11 Mar. 2024
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  9. La zona d'interesse

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    Di J. Glazer
    Con C. Friedel, S. Huller
    GBR 2023, I wonder pictures



    Ammetto fin dalle prime righe che La zona di interesse mi ha mandato in crisi, tanto da far fatica a scrivere qualcosa. Visto da più giorni sto cercando di farlo sedimentare ma è difficile.

    Da un alto abbiamo una forma ineccepibile. Un'idea di regia (camere fisse in stile reality) e attori liberi di muoversi in scena senza troppe istruzioni che conquista e rende La zona di interesse unico. Una via di mezzo tra il Dogville di Von Trier e Un Grande Fratello macabro.

    Dall'altra abbiamo la quasi assenza di sceneggiatura. Una sorta di stasera si recita a soggetto dove i personaggi devono spassarsela coi soldi guadagnati dal capofamiglia sulla vita di altri umani. Sviluppo dei personaggi quasi pari a zero, studio dei caratteri altrettatnto. Ma anche qui una domanda mi attanaglia. Quanto è giusto sottintendere in un film che tratta un orrore come l'olocausto? Bastano piccoli accenni per rendere la crudeltà della cosa? L'olocausto si può mostrare, lo hanno fatto in tanti, qui può bastare il riferimento ai forni, i colpi di fucile uditi in lontananza o il fumo grigio? Mi sono messo nei panni di uno spettatore poco avvezzo e poco informato, non credo che si otterrebbe il risultato voluto dal regista.

    Poi arrivano le scene girate con la termocamera a visione notturna in cui una bambina nasconde pezzi di cibo per i detenuti. In un mondo al contrario queste scene non possono che apparire in negativo e questo è un altro colpo d'ala che mi fa apprezzare il film.

    Alla fine trovo davvero difficile sintetizzare un film di cosi difficile fruizione, che ha convinto Cannes dove ha vinto il Gran Premio della Giuria e si prepara a strappare almeno l'oscar per il miglior film internazionale, ma che nascondendosi nella quotidianità del male rischia di perderne l'enorme straordinarietà.

    Voto: 6/7
    #americanfiction
    Last Post by dedo79 il 6 Mar. 2024
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  10. American fiction

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    Di C. Jefferson
    Con J. Wright, S.K.Write
    USA 2023, Prime Video



    L'idea di partenza di raccontare la vita di un nero che negli Stati Uniti di oggi non si sente una minoranza né una persona che ha subito infinite ingiustizie è buona (arriva da un romanzo). Ma l'American fiction del titolo non si trova tutta lì.

    È fiction anche il romanzo in cui il protagonista concentra tutte le disgrazie della popolazione nera, tutte le sofferenze e le ingiustizie. Quello diventa il suo primo successo dopo una serie di romanzi passati quasi inosservati. A questo punto il protagonista ci dà la chiavve del film: più faccio cose stupide più ho successo.

    Tanto sarcasmo, tanta ironia raccontano quanto la nostra società faccia fatica a trovare un equilibrio tra il rispetto per gli altri e la discriminazione. Le sensibilità cambiano nel tempo: sono diverse da persona a persona, ma probabilmente c'è una forma di discriminazione anche nel voler vedere e conoscere solamente la tragedia degli afroamericani e non il raggiungimento del benessere.

    Jefferson sbanda quando cerca soluzioni registiche alternative che risultano estemporanee, ma è ben sorretto dagli attori. Notevole Wright capace di interpretare un personaggio fuori dagli schemi, che cerca di piegarsi al mainstream, ma non riesce a cambiare la sua vera natura. Bravi anche tutti i comprimari.

    Film arrivato alla ribalta agli Oscar, profondamente americano sin dal titolo, ma sorprendente anche per noi europei che probabilmente faremo più fatica a capire le problematiche del protagonista. Non siamo di fronte ad un capolavoro, ma ad un'opera che ha buoni lampi e che si guarda davvero con piacere e non è poco.

    Voto: 7
    #americanfiction


    Edited by dedo79 - 1/3/2024, 21:50
    Last Post by dedo79 il 29 Feb. 2024
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